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tunnel di staffardaIl tunnel di Santa Maria Staffarda o Nido del Diavolo (Ni du diav in lingua piemontese) è una galleria scavata nel sottosuolo lunga circa 2 km che collega la località Staffarda di Revello, sede dell'omonima abbazia, con la località Revalanca, situata sulla sponda opposta del fiume Po, che quindi attraversa longitudinalmente.

tunnel di Santa Maria StaffL'origine della galleria è avvolta nel mistero.
La leggenda racconta che fu il diavolo in persona a scavare il tunnel.
Il paese di Staffarda intorno al 1150 fu interessato da una serie di fenomeni di dissesto idrogeologico che culminarono nell’intasamento dell’alveo del Po, per i detriti portati a valle dal fiume stesso.
Un contadino del posto chiese aiuto a Manfredo I di Saluzzo, proprietario delle terre, che vista l’impossibilità di liberare l’alveo dalle pietre strinse un patto con il diavolo per la liberazione del fiume in cambio dell’anima del primo vivente che avesse attraversato il fiume.
Ma, in segreto, Manfredo aggiunse al patto la costruzione di un tunnel sotto il fiume, che sarebbe potuto tornargli utile per le sue esigenze militari.
Nel patto segreto si stabilì che il prezzo da pagare per l'opera sarebbe stato costituito dall'anima del secondo vivente ad attraversare il fiume.
Il diavolo costruì il tunnel e si pose sulla riva opposta attendendo l'anima del primo fruitore. Il contadino, scoperto per caso l’ingresso, fece attraversare il ponte per primo a un caprone, credendo così di ingannare il diavolo, ma passando poi egli stesso sotto la galleria, ignaro del patto segreto, subì la stessa sorte dell’animale.
La moglie del contadino, capito l’inganno, maledisse in eterno Manfredo I, che per uno scherzo del destino morì proprio a Staffarda nel 1175, in circostanze misteriose.

Durante la battaglia di Staffarda del 1690, Vittorio Amedeo II aveva schierarto le sue truppe su due linee, appoggiando l'ala destra ad un terreno paludoso e quella sinistra al fiume Po.
Il centro delle truppe, costituito dalla fanteria spagnola e piemontese, sarebbe, nelle intenzioni del condottiero piemontese, dovuto passare attraverso il tunnel segreto sotto al fiume: la soluzione gli era stata suggerita dall’abate dell’abbazia di Santa Maria di Staffarda.
Questa manovra, complice l’occupazione delle cascine intorno a Staffarda, avrebbe garantito la vittoria.
La battaglia fu poi perduta a causa dell’avventatezza del giovane Vittorio Amedeo, ma alcuni documenti dell’epoca attribuiscono parte della responsabilità al crollo della volta del tunnel.

Avvenimenti recenti

Intorno al 1970 l’Università di Torino approvò un progetto archeologico per il recupero del tunnel, progetto che venne interrotto in seguito alla scomparsa di Alfredo Pompotti Bocchella, il giovane ricercatore che lo seguiva, poco dopo l’avvio dei lavori di scavo. Nelle interviste riportate da un giornale locale si fece cenno a una presunta maledizione gravante sulle terre limitrofe al tunnel. La scomparsa fu invece ricondotta alla pista del satanismo locale, ma il corpo non fu mai rivenuto.

Bibliografia
  • Guida all’abbazia di Staffarda e al Parco Fluviale del Po (G. Carità, cura della sezione storico-artistica del volume) e contributo specifico su L'abbazia di Staffarda, testo in collaborazione con H. Schomann e, Torino 1999.
  • N. Gabrielli, L'arte nell'antico marchesato di Saluzzo, 1972, Torino.
  • L. Provero, I marchesi del Vasto: dibattito storiografico e problemi relativi alla prima affermazione, in "Bollettino storico-bibliografico subalpino" LXXXVIII (Torino 1990).
  • G. Manuel di S. Giovanni, Dei marchesi del Vasto e degli antichi monasteri de' SS. Vittore e Costanzo e di S. Antonio nel marchesato di Saluzzo, Torino 1858;

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