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Frammenti dai Giornali

dalla Gazzetta del Popolo 22 giugno 1924

La condanna degli Zaccone, di don Cavallotti e altri amministratori della Bagnolo

Alle ore 10 di ieri mattina era ripresa l'udienza, ed il presidente cav. Maiola richiedeva ai difensori ed agli imputati se nulla avessero da aggiungere. Avuta risposta negativa, il Tribunale si ritirava in camera di deliberazione, dalla quale usciva poco prima di mezzogiorno. L'aula era più affollata del solito. Gli imputati apparivano ansiosi di conoscere la loro sorte. Già negli ultimi giorni lo stesso Giovanni Zaccone, che più degli altri aveva dimostrato di saper tener testa alle accuse, si dimostrava abbattuto. Anche don Cavallotti appariva pensieroso preoccupato. Poco prima di mezzogiorno il Tribunale rientrava in udienza. Il presidente cav. Maiola lesse fra la viva attenzione degli astanti il dispositivo della sentenza, colla quale ritiene don G. B. Cavallotti e Giovanni Zaccone, ex-deputato, colpevoli di bancarotta fraudolenta per aver falsificato libri e bilanci, distratto od occultato parte dell'attivo sociale, nonché di bancarotta semplice per avere consumato notevole parte del patrimonio sociale in operazioni di pura sorte e manifestamente imprudenti e fatto ricorso a mezzi rovinosi per procurarsi fondi. Ritiene inoltre colpevole Giovanni Zaccone di un unico reato di truffa continuata, per avere carpito a parecchie Casse Rurali ingente numero di titoli sotto forma di deposito e per avere creato il Consorzio di finanziamento della Cassa di Bagnolo, lo condannò a 6 anni e 3 mesi di reclusione, e a 1600 lire di multa, condonati tre mesi. Condannò mons. Giov. Cavallotti a 5 anni di reclusione ed a 800 lire di multa, col condono di tre mesi. Ritenne poi Ambrogio Zaccone colpevole di bancarotta fraudolenta (falsificazione di libri e bilanci, distrazione di attivo), di truffa continuata delle somme a deposito, e lo condannò a 4 anni e 10 mesi di reclusione e a 1600 lire di multa, condonati tre mesi.
Dichiarò colpevole Zaccone Carlo di complicità in bancarotta fraudolenta per avere, quale capo della contabilità, facilitato il reato stesso; lo ritenne inoltre colpevole della truffa a danno di Bertinetto Michele, lo condannò a 2 anni di reclusione e a 400 lire di multa, dedotti tre mesi pel condono.
Ritenne don Antonio Righetti colpevole di aver cooperato con Giovanni Zaccone nella truffa rappresentata dal Consorzio di finanziamento e per aver nascosto alla assemblea della Cassa di Cavallermaggiore le condizioni reali di questa, e lo condannò ad 8 mesi di reclusione e a 1800 lire di multa, ridotti a mesi 2 di reclusione per effetto di condoni.
Ritenne colpevoli don Giacomo Brizio e don Felice Perlo della "contravvenzione di cui all'articolo 247 del Codice di commercio (enunciazione di fatti falsi nei bilanci e relazioni), e li condannò a 1000 lire di multa, completamente condonata.
Ha ritenuto infine i contadini amministratori della Cassa di Bagnolo: Genovesio Chiaffredo, Bruno Matteo, Fenoglio Giacomo, Mattalia Chiaffredo, Chiappero Chiaffredo, Palmero Giovanni e Piccotto Giacomo, colpevoli di non aver fatto entro tre giorni dalla cessazione dei pagamenti la dichiarazione prescritta, e li condannò, con attenuanti, a 25 giorni di detenzione ciascuno, pena già scontata, e col beneficio della non iscrizione nel cartellino penale. La sentenza produsse viva impressione sui maggiori condannati. La sorella dei Zaccone fuori dell'aula, proruppe in lacrime ed in frasi sconnesse.


 

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