A poco più di un anno dall'unificazione del Regno d'Italia, la lira diventa la moneta nazionale con la firma di Vittorio Emanuele II della legge n. 788 che introduce l'unificazione monetaria.
La stampa delle lire viene affidata alla Zecca di Torino, affiancata dagli stabilimenti di Napoli e Milano, gli unici autorizzati a battere moneta, ma tutti - rigorosamente - tenuti sotto il controllo della Banca Nazionale del Regno d'Italia.
- In oro furono autorizzati i tagli da “lire” 100, 50, 20, 10 e 5 (tutti emessi al titolo di 900 millesimi);
- in argento quelli da “lire” 5, 2, 1 e da “centesimi” 50 e 20;
- in bronzo i pezzi da “centesimi” 10, 5, 2 e 1.
Fra i nominali in argento solo quello da “lire” 5 venne coniato al titolo di 900 millesimi, mentre per gli altri fu stabilito un fino di 835 millesimi.
La lega delle monete in bronzo era fissata in 960 millesimi di rame e 40 millesimi di stagno.
Il rapporto tra i due metalli nobili oro/argento restava fissato, secondo la tradizione franco-piemontese, in 1 a 15,50.
Su tutte è impresso il volto del Re, artefice dell’impresa unitaria, e sul retro lo stemma del regno.