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Pietro Giacomello

Poesia di Pietro Giacomello impressa nel secolo XVI, che si conserva nella Biblioteca di S. M.
Porta per titolo:

«Opera nuovamente lata. Al nome de lo eterno Idio e in laude del n.ro Illustrissimo Ducha de Savoya che Dio mantegna: et de li soy signori subíecti e de le terre sue del Piemonte.»

Composta p. Maestro Pietro Jacomello De Cherio o vero nominato Lo infelice Ghinghelinghino.
Consta di settantanove ottave precedute da quattro versi a come introduzione ed accompagnate tutte dal ritornello «El Piemonte el primo fiore» .

Per conservare il carattere di originalità di questa poesia non se ne è corretta la grammatica

la salamandra di Lanza

salamandra 1La salamandra Lanza è un anfibio che vive in posti umidi e freddi, nelle alte praterie, come il piano del Re.

La salamandra Lanza è un anfibio che vive in posti umidi e freddi, nelle alte praterie.
Sino ad 1988 le popolazioni di salamandre nere e vivipare dell'arco alpino occidentale e delle Alpi centro orientali venivano assegnate alla specie salamandra atra (salamandra alpina).
Grazie alle ricerche sulla struttura genetica, la morfologia e la distribuzione di questo anfibio, si è scoperta l'esistenza di due gruppi di salamandre nere: il primo presente nell'Oberland Bernese (Svizzera), nelle Alpi centrali e orientali e in alcune aree montuose dei Balcani, è costituito dalle vere popolazioni di salamandra alpina (salamandra atra), mentre il secondo esclusivo delle Alpi Cozie, e delle vicine Hautes Alpes, è costituito dalle popolazioni di salamandra Lanza, il cui nome è un omaggio a Benedetto Lanza, un erpetologo italiano.
salamandra2Di colorazione nera o bruno nerastre, vivipare, frequentano di norma le praterie alpine.
La salamandra di Lanza è una specie rara e il suo areale è assai circoscritto.

Il fiume Po

La sorgente viene storicamente e geograficamente individuata presso il Pian del Re a 2020 metri di quota alle pendici del Monviso

lago lausetto e superiorelago fiorenza e viso  

Laghi Lausetto inferiore (Fiorenza o Chiaretto) e superiore (lago alto) le acque di questi si scaricano nel Po a pochi passi dopo le sue sorgenti sullo stesso piano del Re

Il «Pian del Re»

SorgentePoCosì detto, se la tradizione non falla, a cagione della fermata di truppe Francesi, le quali vi si posero a campo sotto il regno di Ludovico XII o di Francesco primo, altri vogliono d'Arrigo secondo: colà rimangono le rovine d'antichi muri destinati forse per baracche ad uso di soldati, o per fortificazioni.
La sua superficie ascende a giornate, 24 (ettari 9,12).
La maggior sua larghezza, in fondo della valle non eccede metri 200: è sito arenoso e paludoso, e vi si vedono nell'estate scaturire le acque da piccole e molteplici sorgenti al fondo del piano, perfettamente a ponente, e frammezzo ad alcuni grossi macigni nasce il fiume Po quasi in forma di zampillante sorgente, e dopo un brevissimo corso già fattosi ricco di tutte le acque provenienti da quelle fonti, e dai superiori laghi presenta un corpo d'acqua assai voluminoso, e si precipita dalla cascata avanti segnata.

cascata al pian del re

Nel sito dell'uscita del Po l'elevazione è di metri 2020.

Il fiume Po, chiamato Eridano dai Greci e dai Romani quale re dei fiumi conosciuto, essendo questa denominazione dovuta per il primato che tiene su tutti fiumi d'Italia: nasce, come si è già accennato, nel pian del Re alle falde del Monviso in territorio di Crissolo.

Innanzitutto il nome del fiume Po: esso appare oggetto di discussione già a partire da Metrodoro di Scepsi (II-I secolo a. C.), il quale, nella testimonianza di Plinio, spiega la corrente denominazione sulla base di un idronimo gallico, affiancandola alla denominazione propriamente ligure (entrambe caratterizzanti l’alto corso del fiume): […] poiché intorno alla sorgente di questo fiume ci sono molti pini selvatici, che in lingua gallica si chiamano pagi, il Po prese questo nome, mentre nella lingua dei Liguri lo stesso fiume si chiama Bodincus, che vorrebbe significare «senza fondo». Questa notizia è convalidata dall’esistenza, sul Po, della città di Industria, il cui antico nome era Bodincomago, sita proprio dove la profondità del fiume comincia a farsi notevole. Dalla voce ligure Bodincus poi deriverebbe il composto decisamente gallico Bodincomagus, toponimo corrispondente alla romana Industria, oggi Monteu da Po, simile ad altri toponimi ugualmente costellanti il corso del Po o dei suoi affluenti, quali Excingomagus, corrispondente a Exilles in valle di Susa […]

Storia di Torino a cura di Giuseppe Sergi

salamandraNell'area della RISERVA NATURALE SPECIALE DEL RE si possono osservare affioramenti rocciosi e litotipi della famiglia delle pietre verdi. Qui si estende anche la torbiera, un habitat di estremo interesse botanico dove crescono "relitti" di flora glaciale, approdati in queste zone più di duecentomila anni fa; qui vive un raro anfibio endemico: la salamandra di Lanza

Il Po finalmente fiume

Quel che resta del fiume, prossimo allo sbocco della valle, è caratterizzato da ghiareti e distese di sabbia.
L’acqua vi manca per mesi, salvo tornare improvvisa nel corso di piene ed alluvioni a ricordare che quella è la casa del fiume e che non è opportuno occuparla e fermare la "fabbrica della pianura".
Perché è il fiume il vero motore della pianura.
L’andamento dell’acqua nelle zone pianeggianti non è rettilineo.
Il fiume si muove a curve, all’esterno delle quali scava ed all’interno riporta terreno.
E’ così che è nata la pianura, dal riporto di materiale prelevato a monte, è così che si rinnova la Natura, perché dove il fiume, all’interno della curva, deposita materiale, tutto ricomincia, a partire dalla Saliceta per giungere al bosco di Querce che attende la successiva alluvione, ad intervalli secolari, millenari.

Le acque del Po raccolte in un sol corpo al ponte sulla strada, che da Revello tende a Sanfront, vengono diminuite dai vari canali di derivazione a destra e principalmente a sinistra in territorio di Revello, a Martiniana si riduce quasi alla metà: questa residua quantità nel corso di metri 2,400, ora perdendosi sotto le pietre dell'alveo, ora ricomparendo in parte, scompare interamente, e lascia l’alveo asciutto per una lunghezza di 3,800 m. circa, cioè sino al quartiere detto di S. Firmino: ivi cominciano a zampillare alcune fonti, sia nel letto medesimo, sia lungo entrambe le sponde.

Il Po riceve poi il torrente Bronda, e poco dopo le acque del Rivotorto: inferiormente e quando nel corso dell’estate questi due affluenti sono privi d’acqua, si vedano per altro nell'alveo del fiume ora a destra, ora a sinistra alcuni pantani di una discreta profondità, ed estensione, da quali sgorgano molte sorgenti.

Dallo sbocco del Rivotorto sino al disotto di Staffarda dove ha foce il torrente Ghiandone, molte zampillanti sorgenti tanto a destra, quanto a sinistra vengono ad accrescere il corpo d'acqua del Po, di modo che prima di ricevere il Ghiandone è già triplo di quel che fosse allo sbocco del suddetto rivo.

Proseguiamo la descrizione di questo fiume, il quale dalle sue sorgenti discende in direzione quasi continua dall'ovest all'est sino presso Paesana, e poscia si volge al sud: ma dal punto in cui entra nella pianura fra Revello e Saluzzo ne viene la sottoposta campagna attraversata dal sud ovest al nord est per l'estensione di 31,000 m. (miglia 12 e mezzo), quantunque la sua direzione considerata in complesso, e rispetto al lunghissimo suo corso sia verso il nord.
Più in basso nel territorio di Staffarda il Po si avanza con sinuoso corso fra i territori di Cardè, Villafranca, Moretta, Faule, Polonghera.

La sezione dell'alveo alla confluenza del Pellice risulta come segue:

  • In tempo d'acque magre larghezza m. 55, altezza1,50.
  • di piene ordinarie larghezza m. 144, altezza 2,50
  • di piene massime larghezza m. 450, altezza 4,50

Dai tetti Pertusio sino a Staffarda per un tratto di 6,000 metri la pendenza del Po vien ragguagliata a 9 m. per mille.

Gli affluenti del Po sino alla confluenza del Pellice sono: a destra il torrente Bronda, il Rivotorto, a sinistra il Ghiandone presso Staffarda, il Rivosecco presso Cardè, il rivo Cantonio presso Villafranca, il fiume Pellice infine il quale vi si scarica quasi ad angolo retto rimpetto a Faule, fra Villafranca e Pancalieri.

Oramai il nostro fiume, fattosi più ricco d'acque, si dirige verso Torino, e prendendo il dominio della pianura padana, prosegue per lo spazio di seicento Km il maestoso suo andamento, e va a sfociare nel mare Adriatico

Il fiume Po: parte alpina

le sorgenti del po il po diventa ruscelloDopo un breve tratto, ricevuto il primo affluente che scende dal Lago Fiorenza, si butta da una parete rocciosa in una cascata, l’unica sul suo cammino verso est.

Il corso prosegue quindi in un ambiente di prateria alpina, ampie pareti rocciose ai lati, subito aperte, verso destra, dal Vallone dei Quarti, dal quale giunge il secondo affluente.

Ai lati del fiume grandi massi ed immensi depositi detritici testimoniano la storia geologica della Valle, il lavorio dei ghiacciai e quello successivo delle acque.

cascata al pian della reginConcluso a valle di Pian Melzè o Melezet (Pian della Regina 1750 metri) lo spazio della prateria alpina, il fiume riprende a scendere verso Crissolo. po crissolo

Le aumentate pendenze accrescono l’energia delle acque e numerosi massi affiancano il corso, intervallati da brevi spazi quasi pianeggianti, segno di antiche frane.
Le rive, specie quella destra, sono ricoperte da boschi a preminenza di Larice.
E’ qui che improvvisamente il Po appare secco, una presa per scopi idroelettrici prosciuga il fiume.

Il terreno, massi e rocce depositati alla rinfusa, lascia ampie vie di fuga all’acqua, che poco dopo ricompare, filtrando dai sassi e rafforzandosi grazie a numerose sorgenti sotterranee.

E’ come se alle porte di Crissolo il Po rinascesse.

Superato Crissolo il paesaggio muta nuovamente, la valle si fa stretta, le rive incombono sull’acqua e nei boschi, scomparsi i Larici, appaiono le latifoglie.
Notevole la faggeta sulla destra orografica.

Alcuni chilometri più in basso, al ponte per Oncino, l’acqua corre sulla viva roccia, i massi del letto, caduti dalle pareti circostanti, hanno dimensioni gigantesche.
L’ambiente, difficilmente accessibile, ha mantenuto caratteristiche di selvaggia bellezza.
Qui il Po si arricchisce delle acque del torrente Lenta.

Dopo la confluenza con il torrente Lenta, il letto del fiume, pur conservando andamento torrentizio, diventa meno ripido, fin quasi ad annullare la sua pendenza a Paesana (614 m.), dove la valle si apre sulla pianura.

A Paesana, nei pressi dell’abitato di Calcinere Superiore, nel volgere di pochi chilometri, il Po ha colmato buona parte del dislivello che lo separa dalla pianura.
Il corso, nuovamente ricco d’acqua, si snoda con maggiore tranquillità, indugiando in ampie buche e laghetti, regno delle Trote, del Merlo acquaiolo e di un’infinità di macroinvertebreati acquatici.
L’acqua è limpida, ma il fondo presenta una coltre marrone, fenomeno nuovo nella storia del fiume.
Si tratta di una sorta di mucillagine, frutto di vegetali acquatici e delle loro parti in decomposizione, sconosciuta fino a qualche decennio or sono, indice dell’aumentata temperatura delle acque e dell’ambiente in generale.

A valle di Paesana l’acqua scarseggia nuovamente.
E’ l’effetto di una nuova captazione idroelettrica, a Calcinere Inferiore, e questa volta il fiume non rinasce più, tanto che nei sottostanti comuni di Sanfront e Revello il corso appare spesso in secca.
Si è parlato al proposito di "FENOMENO CARSICO".
E’ anche corretto osservare quanto accade lungo il fiume.
Da Revello in poi, se da una parte cessa l’uso idroelettrico delle acque, dall’altro subentra un massiccio uso irriguo, con deviazioni che portano l’acqua lontano.  
Quella di Sanfront nei pressi del ponte verso Rifreddo, devia l’acqua a confluire addirittura nel Ghiandone; tornerà nel suo letto naturale a Cardè, in aperta pianura.

Il Po prosegue ora tra due versanti boscosi nella conca di Rocchetta, lambendo le pendici del Monte Bracco.
E proseguendo, in pianura per Sanfront, Riffreddo, Gambasca e Martiniana, s'introduce presso Revello, con un corso ancora rapido e in un letto più ampio, nella prospiciente pianura.
Dalle sue sorgenti sino alla pianura ha percorso una lunghezza di  27.200 m circa.
Questo fiume, malgrado le più grandi siccità, conserva sempre una discreta portata d'acqua, a partire dalle sue sorgenti sino a 3 Km. prima della strada Saluzzo-Revello (a valle di Martiniana Po),
dove inaspettatamente scompare dalla superficie fra i ciottoli e la ghiaia. (FENOMENO CARSICO)

Il fiume Po: flora alle sorgenti

La ricchezza d'acqua, dovuta allo scioglimento delle nevi, e la morfologia del suolo hanno dato origine, in prossimità delle sorgenti del Po, ad una torbiera.

Quest'area comprende una superficie di circa 465 ettari (di cui un paio ad area attrezzata) intorno alle sorgenti del fiume (2.020 metri s.l.m.), nella conca del Pian del Re, posta a 7 km a monte di Crissolo, ultimo abitato della Val Po, e dominata dalla mole imponente del gruppo del Monviso.

Si tratta di un habitat di particolare interesse botanico, dove è presente una ricca varietà di specie, tra cui spiccano "relitti" di flora glaciale approdati in queste zone più di duecentomila anni fa quali ad esempio lo Juncus triglumis ed il Trichophorum pumilium.

juncus triglumis 2trichophorum pumilium

saxifraga valdensisLa ricca flora dell’area include tra le specie più importanti anche la Saxifraga valdensis, una specie endemica delle Alpi Cozie.

Esempi di specie tipiche, in questa zona di alto interesse scientico, sono in particolare Carex microglochin, Juncus arcticus e Carex bicolor.

Vi sono inoltre altre specie endemiche rilevanti, presenti esclusivamente nelle Alpi Cozie e occidentali, vale a dire, Campanula alpestris, Berardia subacaulis, Rhynchosinapis richeri, Saxifraga diapensioides, Veronica allioni, e Viola cenisia.

E' qui che vive un raro piccolo anfibio, la salamandra nera di Lanza.