IL LUOGO, STORIA, LINGUA E LE PERSONE DELLE ALPI COZIE

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Frammenti di storia

Frammenti di Storia


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Tratto da

UN EPISODIO DELLA STORIA DEL PIEMONTE NEL XIII SECOLO

di Giuseppe Manuel di S.Giovanni(attuale Luserna) 1874

Nei primi anni del secolo decimoterzo quella regione del Piemonte che giace a’ pié delle Alpi fra il Po ed il torrente Clusone e fa capo alla valle di Lucerna faceva parte dei dominii della Casa di Savoia, i quali avea avuti in eredità verso la fine del secolo decimoprimo dalla contessa Adelaide di Torino; e confinava dai lati di mezzogiorno e levante coi possedimenti dei marchesi di Saluzzo e di Busca della stirpe dei marchesi del Vasto.

Avevano inoltre su quelle terre particolare giurisdizione alcuni minori feudatarii o castellani, cioè quelli di Lucerna a settentrione e quelli di Barge più a mezzodì, tenendo il mezzo fra i due quelli che dalla terra di Bagnolo avevano il loro nome.

Estendevano i primi il loro dominio, oltre al luogo ed alla valle propriamente detta di Lucerna, anche a varii paesi della sottostante pianura fino a Caramagna e Sominariva del Bosco. Nei tempi a questo posteriori appaiono poi essi divisi in varie stirpi distinte specialmente coi nomi di Bigliatori, Manfredi e Rorenchi, le quali però se provengano tutte dallo stesso ceppo, è cosa, per servirmi dell'espressione del vescovo Francesco Agostino Della Chiesa la quale rimane sepolta nelle ceneri dei frequenti incendi a cui fu sottoposta questa parte del Piemonte. È però da notare che facevano tutte uso della stessa arma di tre bande di rosso in campo d'argento, quale è tuttora portata dai marchesi Luserna di Rorà loro discendenti.

Lo stesso deve dirsi dei signori di Barge, i quali portavano pure tutti per insegna lo scudo trinciato di rosso e d'oro benché fossero pure divisi in diverse stirpi coi nomi di Anselmi, Achiardi, Catalani, Enganna ed altri, ed oltre al feudo principale di Barge avevano pure giurisdizione in varie terre della valle superiore del Po, ed in quelle di Scarnafigi, Torre S. Giorgio, Cervignasco e Manta presso Saluzzo.

Quanto a quelli di Bagnolo, dice lo stesso Della Chiesa, che tenevano dessi da principio quel paese in retro-feudo dai signori di Luserna, ai quali ne spettava la superiorità.

È però certo, come si vedrà appresso, che se ne resero assai presto indipendenti non riconoscendo pur essi come i Luserna e i Barge più altro diretto signore che lo stesso conte di Savoia,

Anche questi di Bagnolo non erano di una sola razza, chiamandosi altri Albertenghi, altri della Torre, benché l'arma a tutti comune fosse, come testifica lo stesso Della Chiesa nel suo libro intitolato Fiori di Blasoneria, di un leone di rosso su campo d'argento; ed oltre al luogo di Bagnolo avevano anche giurisdizione su Bibiana e Campiglione e forse anche su Racconigi, come narra lo stesso autore sull’autorità della cronaca di Saluzzo, che dice aver la marchesa Alasia di Saluzzo acquistata parte di detta terra dai signori di Bagnolo circa il 1200 

Erano poi i territorii soggetti a tutti i suddetti signori quasi contornati più verso la montagna dai possessi di tre insigni monasteri di Benedettini, fondato il primo nel 1037 a Cavour da Landolfo vescovo di Torino, nella cui vasta diocesi erano ancora questi paesi compresi, il secondo nel 1064 dalla stessa contessa Adelaide presso Pinerolo, e finalmente il terzo a Staffarda sulla riva destra del Po circa l'anno 1135 dai figli del marchese Bonifacio di Savona, detti poi marchesi del Vasto. Inoltre nello stesso luogo di Lucerna, era stato nell'anno 1153 da Carlo vescovo di Torino nelle chiese di S. Giovanni e di S. Giacomo, eretto un priorato e sottopostolo alla canonica di Vezzolano nelle mani dell'Andrea suo Preposto con donazione delle decime che raccoglievansi in foro Lucerne et extra, la quale veniva poi confermata nella bolla del papa Lucio III del 19 ottobre 1182.[1]

Il 38 di giugno del 1197 nel luogo di Villafranca sulla riva del Po a mediazione di arbitri, fra i quali erano Anselmo abate di Casanova, Ubeberto di Romagnano ed Amedeo di Barge, stipulavasi istromento di transazione sopra alcune controversie che erano fra Uberto abate di Staffarda ed Enrico di Luserna, a nome anche dei suoi fratelli Uberto e Pietro di Angrogna per certo tenimernto detto l'Armondino fra il rivo Salasco e il Po; il qual rivo Salasco è ora chiamato rivo Secco, come appare anche da una antica carta del Piemonte, nel quale trovasi notato col nome rivo Salabia.

Col detto istromento i signori di Luserna fecero cessione al monastero di Staffarda del suddetto tenimento, riservandosi però il dritto del ponte e del porto sul fìume Po, e gli concessero inoltre il libero transito per il bosco detto di Staffarda, onde recarsi dal detto tenimento al monastero.

In corrispettivo l'abate pagò ai medesimi lire settanta di buoni denari secusini, e rimise loro inoltre l'alto di giudicato, per cui il loro padre era già stato condannato a pagare al monastero lire cinquanta della stessa moneta. Infine i signori di Luserna si obbligarono di far confermare la convenzione dal marchese di Busca, Berengario. Fra i testimoni intervenuti all’atto trovasi poi segnato anche un Bosone di Bagnolo.

Così in codesto documento, il quale venne già pubblicato nei nostri monumenti di storia patria (tom. I, col. 1038), troviamo fatta menzione di individui appartenenti alle tre case sunnominate; e quanto all'Enrico di Luserna non è improbabile che coi suoi fratelli Uberto e Pietro di Angrogna, altro feudo di quella casa fossero figli dell'Enrico di Luserna, il quale trovasi segnato fra i presenti all'atto di donazione del castello di Monbasilio che facevano nel 1134 certi Bonifacio, Oberto, Enrico e Guglielmo a favore della chiesa d'Asti [2] 

E vedesi anche quindi, come già dal tempo del padre dei.Suddetti, le possessioni ed i dritti signorili dei signori di Luserna si estendessero da quella parte fino al Po, onde non è improbabile che fossero da prima loro soggetti anche i signori di Bagnolo il cui feudo restava quasi incluso fra i loro possessi. Finalmente è anche da notare quell'obbligo che si assunsero con quell'atto i signori di Luserna di riportarne l'approvazione dal marchese Berengario di Busca, scorgendosi quindi come fossero tuttora soggette al dominio del medesimo queste contrade a cui riferivasi qucll'istromento, o che almeno spettavagli qualche dritto per ciò che in esso veniva stipulato a favore del monastero di Staffarda, come vediamo che nel 1176 insieme al marchese Manfredo di Saluzzo aveva data investitura allo stesso monastero per certi beni situati nella valletta della Bronda affluente a quella del Po[3]

Volgendo allora alla fine il secolo decimosecondo, la monarchia di Savoia, degli Stati della quale formavano, come si disse, queste terre parte, ed a cui erano soggetti lutti i summentovati signori, versava in poco felici condizioni. Nel 1185 il conte Umberto III per certe sue differenze col Vescovo di Torino, Milone, era stato posto al bando dell'impero, ed era poi morto nel 1188, lasciando in pupillare età il figlio Tommaso I [4] Il bando dell'impero, importava la perdita di tutti gli Stati che da questo si tenevano, e benché per l'affievolimento, in cui allora era caduta l'autorità imperiale massime in Italia dopo il sollevamento dei comuni fosse più facile all'imperatore di pronunziarne la sentenza che mandarla ad esecuzione, non poteva a meno, giunta alle altre cause di rivoluzioni e di anarchia, che erano in quel tempo anche in queste contrade poste più sotto alle Alpi, di influire non poco ad allentare i vincoli di soggezione che passavano fra i sudditi ed il sovrano. Quindi vediamo che la stessa città di Pinerolo aveva allora, se non prima, cominciato anch'essa a reggersi a popolo sotto la protezione o dominio dell'abate di quel monastero di Sª Maria, il quale, investito da tempi antichi di ampi privilegi, se ne era valso per avere nel comune la partecipazione e superiorità del governo. Di tale stato di cose dovettero inoltre anche risentirsi le relazioni di dipendenza, che erano tanto fra i feudatari ed il loro signore diretto, quanto anche quelle che passavano fra loro; ed è quindi probabile sia allora cessata. La soggezione che prima avevano i signori di Bagnolo verso quelli di Lucerna, e diminuita anche grandemente quella che tutti avevano verso il Conte di Savoia, onde avvenne poi che nelle guerre, le quali indi a poco scoppiarono fra il detto Conte ed il comune ed il vescovo di Torino, molti di essi presero le parti di questi.



[1] Notizie e documenti riguardanti la Chiesa e prepositura di S. M. di Vezzolano del Barone Giuseppe Manuel di S. Giovanni n° l vol.1° delle Miscellanee di Storia patria
[2] Moriondo. Monumenta Aquensia. Par. 2°, col. 51.
[3] S. Quintino. Osservazioni critiche sovra alcuni particolari dello Storie del Piemonte, ecc., doc. LXIX
[4] Cibrario. Storia della Monarchia di Savoia. Tom. 1, cap.6.

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