IL LUOGO, STORIA, LINGUA E LE PERSONE DELLE ALPI COZIE

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UN EPISODIO DELLA STORIA DEL PIEMONTE NEL XIII SECOLO

di Giuseppe Manuel di S.Giovanni(attuale Luserna) 1874

Riferirò prima il documento quale esiste originale nell'archivio civico di Vercelli al fol. 15° del volume primo acquisitionum ed è tuttora inedito. Esso è del tenore seguente:

Già il vescovo di Saluzzo Francesco Agostino della Chiesa aveva avuto contezza di questa carta importante, ed aveva parlato del fatto a cui essa si riferisce nella sua Descrizione del Piemonte al capitolo di Barge e Bagnolo nei termini seguenti: « nel qual tempo (parla del principio del secolo XIII) leggesi nelli pubblici libri dell'archivio di Vercelli che infestando questi signori (cioè quelli di Bagnolo) i peregrini i quali nell'andare per divozione alla Madonna del Becetto, che resta nella valle di Varaita, passavano vicini al loro castello fossero nel 1219 da vercellesi assediati, e dopo aver preso il castello necessitati a promettere con giuramento di dover tralasciare tali oppressioni anzi di dover favorire coloro i quali per tal effetto per lì passavano».
Dalle quali parole però si vede che quel diligente e conscienzioso scrittore quale era Monsignor Della Chiesa non doveva aver avuto sott’occhio egli stesso quella scrittura, comunicatogliene forse il sunto da altri, poiché, come dal surriferito documento si scorge, non solamente i signori di Bagnolo in esso nominati non si riconobbero rei dell'attribuìtogli misfatto verso i pellegrini, ne si obbligarono a più non offenderli per l'avvenire, ma sostennero ancora di esserne affatto innocenti, e solo promisero di adoperarsi con ogni loro potere per ottenere la liberazione dei prigioni e la restituzione delle loro robe. Ma a meglio chiarire il fatto e le circostanze che vi diedero luogo e l'accompagnarono varranno le osservazioni le quali ora soggiungerò, tratte dalle memorie le più accertate che abbiamo di questi paesi in quei tempi; niun altro scrittore avendone prima del sullodato vescovo parlato. Cominciando dal luogo verso cui erano diretti i passi dei pellegrini vercellesi, era desso il santuario della Madonna detta del Becetto nella valle di Varaita, soggetta allora in gran parte al dominio dei Marchesi di Saluzzo; e sorgeva, come ancora al presente si vede, sopra un ameno altipiano dei monti che dividono la valle principale dalla valletta secondaria di Girba, superiormente a Sampeyre, dal qual luogo tuttora dipende. Era stato fondato, come pare più probabile, nel precedente secolo XII dai Signori di Verzuolo, i quali avevano in quella valle estese giurisdizioni, col concorso anche di quei vallegiani; ed essendo prima stato sottoposto al Monastero di Fruttuaria, lo aveva poi nel 1210 il vescovo di Torino Giacomo attribuito a quello di Rivalta col consenso tanto di quei Signori, quanto degli abitanti di Sampeyre.[1] Gran voga di divozione vi traeva allora non solo le popolazioni circonvicine dei paesi situati alle falde delle alpi, ma vi accorrevano anche le più lontane fm dai confini della Lombardia, e ne è prova la numerosa comitiva di pellegrini, la quale, come appare dalla surriferita scrittura, vi venne nell'anno 1219 dalle parti di Vercelli e Biella. Appartenevano dessi, come dai loro nomi ed aggiunti si raccoglie, ai varii ceti di persone di quei paesi, e pare ne fosse capo e condottiero l'Alberto Tetaveglia che nel 1207 era stato console del comune di Vercelli. Gli altri, come ivi si legge, erano li Guidone di Tronzano, Sonamondo di Tholeo, Giacomo di Livorno (vercellese), Gualone di Tronzano, Martino di Biella, Pellerino copario, Lorenzo speciaro, Ferrareto, e più altri non nominati. La via più diretta e breve che dovettero essi tenere per recarsi dai loro paesi al santuario era certamente quella che, passando per la città di Torino, seguiva la riva sinistra del Po fin presso ai luoghi di Villafranca o Carde , donde discostandosi dal fiume si dirigeva alla montagna poco sopra al luogo di Barge verso Bagnolo, e, ascesa quella, discendeva nella valle del Po presso al luogo di Paesana, e finalmente dopo altra salita entrava nella valle della Varaita, dai cui estremi gioghi giungeva in poco d'ora alla chiesa del Becetto.

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