L’abbazia

Uno dei doveri del monaco secondo San Benedetto è quello di osservare la “stabilità della propria comunità”.
Nella Regola essa viene menzionata in un contesto Cristologico, in connessione con l’edificazione dell’anima e la perseveranza.
Gli Statuti del 1134 prevedono esplicitamente le modalità per l’erezione canonica di un’abbazia.

“Una nuova fondazione viene eretta in abbazia con l’elezione dell’abate, con un nucleo di 12 monaci e con tutto il necessario alla vita monastica: vengono inviati nei nuovi cenobi 12 monaci più l’abate, né tuttavia siano inviati sino a quando il luogo non sia stato fornito di libri, di costruzioni e di tutte le altre cose necessarie [...]

Per quanto riguarda le costruzioni, la Chiesa, il refettorio, il dormitorio, i locali della foresteria e della portineria e in più la sufficienza economica: tutto questo in modo che immediatamente si possa iniziare l’osservanza della vita regolare.
staffarda La disposizione della pianta cistercense differisce da quella dei benedettini.
I luoghi regolari sono quelli raggruppati intorno al chiostro in cui si sviluppa ogni giorno da mattina a sera la vita del monaco.
Questi luoghi sono posti il più delle volte a Sud della Chiesa che è quasi sempre rivolta verso oriente.
L’edificio è effettivamente sentito come segno, espressione immediata dei valori divini.
L’esame delle architetture cistercensi, siano esse edifici monastici o agrari, officine o mulini o altro ancora, dimostra comunque che non si trattò di una povertà di mezzi o di una rozzezza ideologica, ma anzi di una scelta operata per una straordinaria ricchezza di razionalità.
Come noto si trattò di una determinazione di leggi modulari che permisero la massima concentrazione dei lavori e riducendo gli sforzi, le difficoltà e quindi anche i costi, con il fine di esaltare la spiritualità della vita monastica.

Stampa